Piante spontanee di primavera - 6^parte

La mattinata al Parco delle Risorgive di Codroipo ci ha fatto scoprire piante che pur essendo, nella maggior parte dei casi, sotto i nostri occhi, non immaginavamo commestibili o così ricche di proprietà benefiche o a volte tossiche. Con questa raccolta si conclude questa escursione dedicata alle piante spontanee tipiche di queste zone, in particolare dei prati umidi; tempo permettendo sabato 14 aprile sarà la volta della conoscenza delle piante spontanee presenti nelle Grave. Dal Parco delle Risorgive ecco quindi l’erba peperina (Cavriòle, Spiraea filipendula, Filipendula vulgaris) le cui radici sono ricche di salicilati e quindi antinfiammatorie ma che al contrario dell’acido salicilico non danneggiano le mucose dello stomaco.DSCN9755
Breve accenno al ranuncolo bulboso (Pîd corvin di prât, Ranunculus bulbosus) considerato tossicoDSCN9757
Anche questa pianta è molto comune: si tratta della celidonia (Jerbe dal lat zâl, Chelidonium majus), tutta la pianta è ricca di alcaloidi, si tratta di una pianta velenosa ma il cui lattice era usato per curare i calli e porri. Per la tradizione friulana è anche l’ “erba di Sant’Apollonia”, santa protettrice del mal di denti, in quanto si dice che una goccia del lattice di questa pianta posta sul dente calmi il dolore, da ricordare però che questo latte è caustico, in particolare quello della radice.  DSCN9760
La seguente pianta, simile alla “lingua di vacca”, vista precedentemente, ma di dimensione più piccola, è un’acetosa (Asèdule di prât, Rumex acetosa), stimolante per gli animali da allevamento grazie al sapore acidulo, è utilizzata anche dall’uomo cruda in insalata o cotta in minestre e frittate ma contiene acido ossalico ed ha anche proprietà purgative, va consumata quindi con moderazione.DSCN9761
Altra pianta facilmente riconoscibile è l’ asparago selvatico (Sparc salvàdi, Asparagus tenuifolius), in questa foto di piccole dimensioni a causa della siccità, ha proprietà diuretiche e depuranti e viene consumato come il più noto asparago coltivato.DSCN9763m
Ecco le altre piantaggine, dopo la minore, incontrata nella 2^ parte, ecco in ordine la media (Plantàgn, Plantago media) e la maggiore (Plàntagn larc, Plantago major), la prima è migliore dal punto di vista alimentare, per insalate ed altro, mentre la seconda, più fibrosa, è più pregiata dal punto di vista medicinale.  DSCN9766DSCN9765Di seguito la carota selvatica (Caròte, Daucus carota), commestibile, si possono usare le foglie tenere e la radice (meno arancione di quella coltivata). DSCN9767
DSCN9768
Un’altra pianta tossica: il colchico autunnale, falso zafferano (Civìdoc de vèndemis, Colchicum autumnale), fiorisce appunto in autunno con fiore violetto ed in questo periodo sono invece ben visibili le foglie, pianta velenosa per il principio attivo della colchicina, un alcaloide molto tossico presente specialmente nei semi e nel bulbo.DSCN9769Si prosegue con il caglio zolfino, erba zolfina (Cjandelùte fine, Jerbe cajàrie, Galium verum), il cui lattice del gambo era usata per far cagliare il latte mentre dalla radice si ricavava un colorante (rosso).DSCN9770Incontriamo poi l’erba viperina (Gjatis celèstis, Echium vulgare), della famiglia delle boraginacae, si possono utilizzare le foglie pelose della rosetta per minestre (ha proprietà diuretiche, antinfiammatorie ed emollienti). DSCN9773Di seguito il cardo dei prati (Gjardonèl, Cirsium oleraceum), si usano le giovani foglie (senza spine) e dal sapore di carciofo. DSCN9774Data la ricchezza di zone umide è presente in quantità (anche se in foto non molto visibile) lungo le rive dei torrenti, il crescione d’acqua (Rùcule di aghe, Nasturtium officinale), usato in cucina per insalate e minestre, ha un sapore piccante ma gradevole anche per aromatizzare salse.DSCN9775m Conclusione con la podagraria (Fuèe di puliòle (?), Aegopodium podagraria), se ne utilizzano le foglie tenere in insalate (sapore di finocchio) e veniva usata per la cura della gotta in quanto ha proprietà antinfiammatorie. DSCN9777
Si precisa che alcuni nomi in friulano, sono tratti dal libro “Lis plantis – Cognossilis e doprâlis” di Lionello Baruzzini e Angelo M. Pittana ed Chiandetti (1998).-

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